Giacomo Leopardi La quiete dopo la tempesta
La quiete dopo la tempesta (Canti, 24), composta a Recanati dal 17 al 20 settembre 1829, costituisce con Il sabato del villaggio una sorta di dittico nel quale immagini di vita quotidiana e concreta rinviano al senso di una verità universale, in questo caso le leggi generali sulla natura del piacere. Dopo aver letto attentamente il componimento analizzalo secondo le indicazioni date.
Passata è la tempesta:
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2. odo augelli: ‘sento uccelli’.
5. rompe: ‘irrompe’. – alla montagna: ‘dalla parte della montagna’.
6. sgombrasi: ‘si libera (dalle nuvole)’.
8-10. in ogni... usato: ‘da ogni parte tornano a sentirsi i rumori delle attività consuete’.
11-13. L’artigiano… uscio: ‘L’artigiano, con l’oggetto del suo lavoro (opra) in mano, si fa (fassi) avanti sulla porta (della sua bottega) per guardare il cielo ancora umido di pioggia’.
13-15. a prova... piova: ‘le donne escono fuori a gara, per raccogliere (còr) l’acqua della recente pioggia’.
16-18. l’erbaiuol… giornaliero: ‘il venditore di erbe ripete (rinnova) per le strade il suo giornaliero richiamo (grido)’, con il quale annuncia il suo arrivo.
20. per li... ville: ‘per le colline e per i casolari’.
– balconi: ‘finestre’.
21. terrazzi e logge: ‘balconi e loggiati’. –famiglia: ‘servitù’.
22-24. dalla via… ripiglia: ‘dalla strada maestra (corrente) si ode in lontananza un tintinnio di sonagli, cigola stridendo la carrozza del viaggiatore che riprende il cammino’.
29. a’ suoi studi intende: ‘bada alle sue occupazioni’.
30. torna all’opre: ‘ritorna al lavoro interrotto’.
– imprende: ‘intraprende’.
32-34. Piacer... timore: ‘Il piacere nasce dal dolore; è una gioia inconsistente (vana) prodotta dalla sospensione del timore, a causa del quale (timore) chi aborriva la vita si riscosse e
si turbò (onde si scosse) ed ebbe paura della morte’.
37-41. onde... vento: ‘a causa del quale (timore) gli uomini (genti) agghiacciati, silenziosi, pallidi, in un prolungato tormento sudarono freddo e tremarono, vedendo fulmini e tempeste di vento rivolti (mossi) contro di noi (alle
nostre offese)’.
42. cortese: ‘gentile, benevola’, detto con ironia.
44. diletti: ‘piaceri, gioie’.
47. duolo: ‘dolore’.
48-50. e di piacer... guadagno: ‘e quel tanto di piacere che a volte, per un prodigio (mostro:
atinismo) miracoloso (mostro e miracolo: en diadi), nasce dal dolore, è un grande tornaconto’.
50-54. Umana... risana: ‘O genere umano caro agli dèi (eterni)! sei felice abbastanza se ti èlecito trovare un po’ di sollievo da qualchedolore: del tutto felice (beata) se la morte ti guarisce da ogni dolore’.
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odo augelli far festa, e la gallina,
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tornata in su la via,
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che ripete il suo verso. Ecco il sereno
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rompe là da ponente, alla montagna;
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sgombrasi la campagna,
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e chiaro nella valle il fiume appare.
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Ogni cor si rallegra, in ogni lato
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risorge il romorio
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torna il lavoro usato.
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L’artigiano a mirar l’umido cielo,
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con l’opra in man, cantando,
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fassi in su l’uscio; a prova
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vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
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della novella piova;
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e l’erbaiuol rinnova
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di sentiero in sentiero
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il grido giornaliero.
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Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
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per li poggi e le ville. Apre i balconi,
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apre terrazzi e logge la famiglia:
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e dalla via corrente, odi lontano
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tintinnio di sonagli, il carro stride
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del passegger che il suo cammin ripiglia.
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Si rallegra ogni core.
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Sì dolce, sì gradita quand’è, com’or, la vita?
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Quando con tanto amore
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l’uomo a’ suoi studi intende?
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O torna all’opre? o cosa nova imprende?
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Quando de’ mali suoi men si ricorda?
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Piacer figlio d’affanno;
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gioia vana, ch’è frutto
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del passato timore, onde si scosse
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e paventò la morte
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chi la vita abborria;
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onde in lungo tormento,
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fredde, tacite, smorte,
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sudàr le genti e palpitàr, vedendo
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mossi alle nostre offese
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folgori, nembi e vento.
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O natura cortese,
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son questi i doni tuoi,
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questi i diletti sono
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che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
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è diletto fra noi.
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Pene tu spargi a larga mano; il duolo
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spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
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che per mostro e miracolo talvolta
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nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
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prole cara agli eterni! assai felice
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se respirar ti lice
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d’alcun dolor: beata
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se te d’ogni dolor morte risana.
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La quiete dopo la tempesta (Canti, 24), composta a Recanati dal 17 al 20 settembre 1829, costituisce con Il sabato del villaggio una sorta di dittico nel quale immagini di vita quotidiana e concreta rinviano al senso di una verità universale, in questo caso le leggi generali sulla natura del piacere. Dopo aver letto attentamente il componimento analizzalo secondo le indicazioni date.
1. Comprensione
1.1. Distingui le strofe dedicate alla narrazione da quelle dedicate alla riflessione e, fra queste ultime, individua quella più “teorica”, cioè che contiene considerazioni di carattere più generale.
2. Analisi
2.1. Descrivi la struttura metrica di questa canzone libera.
2.2. Osserva la minore/maggiore frequenza delle rime e cerca una spiegazione della loro disposizione.
2.3. Registra in una tabella i personaggi descritti nella prima strofa, le azioni che compiono e le qualificazioni (attributi, apposizioni) che li caratterizzano; spiega infine che cosa li accomuna.
2.4. Rintraccia e registra le espressioni antifrastiche (che vogliono significare il contrario di quanto apparentemente dicono) e accosta loro il significato reale che esse hanno.
2.5. Quale differenza di tono noti tra la seconda e la terza strofa?
3. Interpretazione
3.1. Come è rappresentata la vita nel paese?
3.2. Quale significato hanno i termini quiete e tempesta?
3.3. Quale immagine di natura emerge dalla poesia?
3.4. l. Qual è l’atteggiamento del poeta verso la natura?
3.5. m. Spiega accuratamente il significato della seconda strofa. Quale verso lo sintetizza efficacemente?
3.6. n. Quale rapporto c’è tra la descrizione e la riflessione?
4. Contestualizzazione
4.1. La presenza di personaggi del popolo e di scene di vita quotidiana sono una caratteristica di molti dei canti “pisano-recanatesi”. Come si collega questo fatto con l’evoluzione del pensiero leopardiano intorno alla natura e al destino dell’uomo? Discuti questo problema .
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