MATERIALI DA CONSULTARE

Il teatro epico di Bertolt Brecht. Prof.Francesco Fiorentino

domenica 25 novembre 2012

MAPPE CONCETTUALI

Come costruire mappe concettuali al computer ?
Facile basta scaricare un programma, ecco un indirizzo per il download
http://www.navigaweb.net/2009/11/programmi-per-creare-mappe-mentali-e.html
ma per funzionare richiedono l'istallaione di Java
io consiglio
mindomo però si paga
http://www.mindomo.com/it/index.htm


Ecco alcuni suggerimenti tratti dal web su come costruire le mappe
  1. Le mappe concettuali  servono per schematizzare, memorizzare e studiare più velocemente
  2. Nelle mappe  si inseriscono solo le parole chiave
  3. Ogni parola chiave deve richiamare un concetto, se così non è, cambia parola
  4. Le parole chiave si trovano leggendo 3 volte il testo. La prima volta velocemente per avere un’idea generale, la seconda lentamente e sottolineando. Nella terza leggo solo le sottolineature e cerchio le parole più importanti che richiamano il concetto.
  5. La parola chiave può essere una parola interna al testo o esterna. Nel primo caso riporti sulla mappa la parola trovata, nel secondo usi una parola che per te sintetizza bene il concetto.
  6. Trova le parole chiave ed inseriscile nella mappa, partendo dal centro verso la periferia del foglio. Nel centro inserisci le parole chiave più generali che richiamano diversi concetti o capitoli. Più andrai verso i margini del foglio, maggiore sarà la specificità dei concetti.
  7. Finita la mappa rileggila e verifica di ricordare tutte le parole. Se così non è, cambia quelle che non ti dicono nulla, poi una nuova verifica, finchè tutte le parole ti richiamano un concetto.

venerdì 16 novembre 2012

ISTRUZIONE FEMMINILE

http://www.loescher.it/librionline/risorse_ilpianetacheverra/download/atlante/La_condizione_femminile2010.pdf

                                                            Storia dell'emancipazione femminile http://www.treccani.it/scuola/lezioni/storia/donne_900.html





CARTA TEMATICA ALLEVAMENTO

Fonte: Alvaro, Fiorucci,  Geoturing, Turingclub




CARTA TEMATICA RISORSE MINERARIE


Fonte: Alvaro, Fiorucci,  Geoturing, Turingclub
vedi anche  http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Geografia-web/planisfero/MapFullScreen3.swf

http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Geografia-web/interattivi02_web.swf

http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Geografia-web/interattivi03_web.swf

CARTA TEMATICA PRODUZIONE AGRICOLA

Fonte: Alvaro, Fiorucci,  Geoturing, Turingclub


lunedì 12 novembre 2012

AMORE


Uno schema che illustra l'evoluzione dell'amore dalla lirica cortese allo Stil novo
tratto da Varna ed altri, Mondi Letterari, Paravia

"COLUI CHE VA NE L'INFERNO"


Ecco un ritratto di Dante composto da Boccaccio tra il 1357 e il 1370
tratto da  TRATTATELLO IN LODE DI DANTE

"Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura, e, poi che alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, e era il suo andare grave e mansueto, d'onestissimi panni sempre vestito in quell'abito che era alla sua maturità convenevole. Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso. Per la qual cosa avvenne un giorno in Verona ,essendo già divulgata pertutto la fama delle sue opere, e massimamente quella parte della sua Comedia, la quale egli intitola Inferno, e esso conosciuto da molti e uomini e donne, che, passando egli davanti a una porta dove più donne sedevano, una di quelle pianamente, non però tanto che bene da lui e da chi con lui era non fosse udita, disse all'altre: «Donne, vedete colui che va nell'inferno, e torna quando gli piace, e qua su reca novelle di coloro che là giù sono?» Alla quale una dell'altre rispose semplicemente: «In verità tu dèi dir vero: non vedi tu com'egli ha la barba crespa e il color bruno per lo caldo e per lo fummo che è là giù?». Le quali parole udendo egli dir dietro a sé, e conoscendo che da pura credenza delle donne venivano, piacendogli, e quasi contento ch'esse in cotale oppinione fossero, sorridendo alquanto, passò avanti.


Un altro aneddoto è riiportato da Franco Sacchetti vissuto tra il 1332 e il 1400
Dall'opera TRECENTO NOVELLE

NOVELLA CXIV

Dante Allighieri fa conoscente uno fabbro e uno asinaio del loro errore, perché con nuovi volgari cantavano il libro suo.

Lo eccellentissimo poeta volgare, la cui fama in perpetuo non verrà meno, Dante Allighieri fiorentino, era vicino in Firenze alla famiglia degli Adimari; ed essendo apparito caso che un giovane cavaliere di quella famiglia, per non so che delitto, era impacciato, e per esser condennato per ordine di justizia da uno esecutore, il quale parea avere amistà col detto Dante, fu dal detto cavaliere pregato che pregasse l'esecutore che gli fosse raccomandato. Dante disse che 'l farebbe volentieri. Quando ebbe desinato, esce di casa, e avviasi per andare a fare la faccenda, e passando per porta San Piero, battendo ferro uno fabbro su la 'ncudine, cantava il Dante come si canta uno cantare, e tramestava i versi suoi, smozzicando e appiccando, che parea a Dante ricever di quello grandissima ingiuria. Non dice altro, se non che s'accosta alla bottega del fabbro, là dove avea di molti ferri con che facea l'arte; piglia Dante il martello e gettalo per la via, piglia le tanaglie e getta per la via, piglia le bilance e getta per la via, e cosí gittò molti ferramenti. Il fabbro, voltosi con uno atto bestiale, dice:
- Che diavol fate voi? sete voi impazzato?
Dice Dante:
- O tu che fai?
- Fo l'arte mia, - dice il fabbro, - e voi guastate le mie masserizie, gittandole per la via.
Dice Dante:
- Se tu non vuogli che io guasti le cose tue, non guastare le mie.
Disse il fabbro:
- O che vi guast'io?
Disse Dante:
- Tu canti il libro e non lo di' com'io lo feci; io non ho altr'arte, e tu me la guasti.
Il fabbro gonfiato, non sapendo rispondere, raccoglie le cose e torna al suo lavoro; e se volle cantare, cantò di Tristano e di Lancelotto e lasciò stare il Dante; e Dante n'andò all'esecutore, com'era inviato. E giugnendo all'esecutore, e considerando che 'l cavaliere degli Adimari che l'avea pregato, era un giovane altiero e poco grazioso quando andava per la città, e spezialmente a cavallo, che andava sí con le gambe aperte che tenea la via, se non era molto larga, che chi passava convenía gli forbisse le punte delle scarpette; e a Dante che tutto vedea, sempre gli erano dispiaciuti cosí fatti portamenti; dice Dante allo esecutore.
- Voi avete dinanzi alla vostra Corte il tale cavaliere per lo tale delitto; io ve lo raccomando, come che egli tiene modi sí fatti che meriterebbe maggior pena; e io mi credo che usurpar quello del Comune è grandissimo delitto.
Dante non lo disse a sordo; però che l'esecutore domandò che cosa era quella del Comune che usurpava. Dante rispose:
- Quando cavalca per la città, e' va sí con le gambe aperte a cavallo, che chi lo scontra conviene che si torni adrieto, e non puote andare a suo viaggio.
Disse l'esecutore:
- E parciti questo una beffa? egli è maggior delitto che l'altro.
Disse Dante:
- Or ecco, io sono suo vicino, io ve lo raccomando.
E tornasi a casa, là dove dal cavaliere fu domandato come il fatto stava.
Dante disse:
- E' m'ha risposto bene.
Stando alcun dí, il cavaliere è richiesto che si vada a scusare dell'inquisizioni. Egli comparisce, ed essendogli letta la prima, e 'l giudice gli fa leggere la seconda del suo cavalcare cosí largamente. Il cavaliere, sentendosi raddoppiare le pene, dice fra sé stesso: "Ben ho guadagnato, che dove per la venuta di Dante credea esser prosciolto, e io sarò condennato doppiamente".
Scusato, accusato, che si fu, tornasi a casa, e trovando Dante, dice:
- In buona fé, tu m'hai ben servito, che l'esecutore mi volea condennare d'una cosa, innanzi che tu v'andassi; dappoi che tu v'andasti, mi vuole condennare di due -; e molto adirato verso Dante disse: - Se mi condannerà, io sono sofficiente a pagare, e quando che sia ne meriterò chi me n'è cagione.
Disse Dante:
- Io vi ho raccomandato tanto, che se fuste mio figliuolo piú non si potrebbe fare; se lo esecutore facesse altro, io non ne sono cagione.
Il cavaliere, crollando la testa, s'andò a casa. Da ivi a pochi dí fu condennato in lire mille per lo primo delitto, e in altre mille per lo cavalcare largo; onde mai non lo poté sgozzare né egli, né tutta la casa degli Adimari.
E per questo, essendo la principal cagione, da ivi a poco tempo fu per Bianco cacciato di Firenze, e poi morí in esilio, non sanza vergogna del suo Comune, nella città di Ravenna.

domenica 11 novembre 2012

IL SOVRANO ILLUMINATO 2

Giuseppe II e Leopoldo di Toscana in un dipinto di Pompeo Batoni (1769)

In questo dipinto è del tutto dissolta  l'atmosfera sacrale che caratteizza il ritratto di Luigi XIV si è dissolta. Giuseppe e Leopoldo sono due esseri unani colti nell'atto di scambiarsi una amichevole stretta di mano non porano la parrucca e vestono con una semplice uniforme.
Invece dei simboli de potere troviamo i simboli della cultuta: carta, penne il libro
Il libro raffigurato è Lo spirito della legge di Montesquieu

http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-ii-imperatore/

IL SOVRANO ILLUMINATO








Maria Teresa d'Austria in un ritratto di Martin van Meytens, 1759
Due famosi ritratti di Maria Teresa d'Austria.
Nota come l'atmosfera sacrale che caratteizza il dipinto raffigurante  di Luigi XIV si è dissolta. Nella prima immagine Maria Teresa è una giovane donna , la sua dolcezza e purezza sono sottolineate dalle rose che si vedono sulla sinistra e dai fiori che tiene in grambo. Porta un abito sobrio, poco elaborato sebbene di seta, come sui può intuire dalla luminosità della stoffa, impreziosito da un ricamo su corpetto e orlato da un semplice giro di perle alla vita  e al giromanica.
Nel secondo ritratto l'imperatrice siede in una posa regale , tiene in mano lo scettro e accanto a lei scorgiamo la corona. Il suo abbigliamento è tuttavia sobrio, l'abito poco elaborato, il mantello rosso di seta, un semplice diadema e un paio d'orecchini come acessori.
 http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-teresa-d-asburgo-imperatrice/

IL SOVRANO ASSOLUTO

Ritratto di Luigi XIV
Ecco un famoso  di Luigi XIV Re Sole (Ritratto di Luigi XIV, di Hyacinthe Rigaud ,1701)
Nota come il ritratto sia caratterizzatio da un'atmosfera sacrale, il re è in piedi avvolto in un sontuoso mantello azzuro ricamato di giglio d'oro ( i gigli sono i simbolo della monarchia di Francia, il mantello azzurro è il simbolo della Madonna) foderato di ermellino ( altro simbolo della regalità) ,poggia con gesto elegante sullo scettro come se fosse il suo bastone da passeggio, accanto a sè sulla sinistra ha la corona.
Si noti l'eleganza , l'opulenza dell'abbigliamento: la parrucca, l'oro dei ricami, dei tendaggi, la spada dall'elsa e dal fodero d'oro tempesate di pietre preziose.
Da notare anche le scarpe con il tacco alto e rosso.
 un link per la biografia
http://www.palazzodellarosa.it/corte_p_storici_luigiXIv.htm

ASSOLUTISMO ILLUMINATO

Una tabella riassuntiva delle principali riforme dell'assolutismo illuminato in Europa